Basta Lezioni Noiose! Come i Giochi di Ruolo Possono Rivoluzionare la Scuola
Bentrovati, appassionati di didattica innovativa! Oggi vi portiamo nel vivo di una conversazione illuminante avuta a “Cena col Drago” con Cristina di Salvatore, un’insegnante di inglese con una lunga esperienza nelle scuole superiori. Insieme a lei, abbiamo esplorato un tema affascinante: l’integrazione del mondo ludico, in particolare i giochi di ruolo e da tavolo, come un vero e proprio progetto scolastico. Preparatevi a cambiare la vostra prospettiva sulla scuola!
Cristina non è solo un’insegnante di inglese per ragazzi delle superiori, ma anche una giocatrice appassionata di giochi di ruolo, da tavolo e di società. Questa sua duplice veste le ha permesso di maturare una convinzione forte: è possibile e auspicabile unire il mondo della scuola con quello del gioco. L’obiettivo? Superare l’idea antiquata di una scuola noiosa dove i ragazzi spesso non vedono l’ora di uscire perché si annoiano ad ascoltare passivamente lezioni frontali.
Miglioriamo la lezione Frontale
Come sottolinea Cristina, la classica lezione frontale, pur avendo la sua utilità, potrebbe essere integrata con strategie più coinvolgenti per i ragazzi di oggi. Ed è qui che entra in gioco il potenziale trasformativo del gioco. Ma attenzione, non stiamo parlando dei semplici “table top game definiti istruttivi o formativi” come il famoso Sapientino, o di dare ai ragazzi un gioco come il Piccolo Chimico per apprendere le basi di una materia. L’approccio di cui discutiamo è più strutturato, integrato all’interno della classe.
L’insegnate deve saper giocare e creare personaggi
Secondo Cristina di Salvatore, il primo passo fondamentale per introdurre con successo i giochi di ruolo a scuola è la formazione degli insegnanti. Gli insegnanti stessi dovrebbero capire cosa sia un gioco di ruolo, averlo sperimentato in prima persona per poterlo applicare efficacemente in ambito scolastico. Non si tratta di un’attività improvvisata; al contrario, richiede una programmazione accurata nel corso dell’anno didattico.
L’insegnante non può lasciare che siano gli alunni a decidere liberamente i personaggi da interpretare. Deve conoscere bene i propri alunni e programmare le attività di gioco di ruolo in modo mirato. Questo può significare creare personaggi ad hoc con schede precompilate per potenziare specifici aspetti degli studenti, come ad esempio aiutare i ragazzi più timidi ad aprirsi e a socializzare. Il gioco di ruolo si configura quindi come uno strumento potente per l’inclusione.
Una via di mezzo tra teatro e apprendimento
Cristina vede il gioco di ruolo come uno strumento simile ai progetti teatrali già presenti nelle scuole, capace di far interagire ragazzi di classi ed età diverse, specialmente quelli più chiusi o timidi che faticano ad esprimersi in classe a causa dell’ansia. In questo senso, il gioco di ruolo può rappresentare una via di mezzo tra il teatro e un nuovo modo di apprendere.

Una questione importante sollevata durante la conversazione riguarda la partecipazione degli alunni. Secondo Cristina, tendenzialmente tutti gli alunni potrebbero partecipare attivamente, a patto che abbiano voglia di farlo. Le maggiori difficoltà potrebbero sorgere con gli alunni più indisciplinati che hanno difficoltà ad ascoltare la storia narrata dal master e le idee dei compagni. Tuttavia, Cristina di Salvatore ritiene che la capacità di partecipare sia presente in quasi tutti i ragazzi, se motivati.
Tanti Master o alunni che fanno da Master?
Un altro aspetto cruciale è la gestione del numero di partecipanti. Dato che un solo master difficilmente può gestire efficacemente una classe numerosa (circa 20 studenti delle superiori), Cristina suggerisce due soluzioni: coinvolgere più insegnanti come master oppure promuovere alcuni alunni più portati al ruolo di master. Questa seconda opzione rientra nella logica del Peer learning, potenziando le caratteristiche dei singoli alunni e motivando quelli più dotati, senza intimorire gli altri.
Sistema di gioco per la scuola
Per quanto riguarda la scelta del sistema di gioco, Cristina consiglia di iniziare con un sistema semplificato, soprattutto perché non è detto che i ragazzi abbiano familiarità con i giochi di ruolo. La semplificazione favorisce l’inclusione di tutti, compresi i ragazzi con Bisogni Educativi Speciali (BES), e rende la gestione più agevole per l’insegnante. È preferibile un sistema semplice e gestibile a un titolo famoso ma complesso. Vi ricordiamo che sul nostro sito, www.cenacoldrago.it, potete trovare articoli scritti da Cristina con proposte di giochi educativi molto semplici per muovere i primi passi in questo mondo. Li abbiamo pensati come un “scalino” per accedere ai “piani alti” del gioco di ruolo, degli “entry games” semplificati e apprezzati dagli insegnanti per cominciare.
Lo studio di regolamenti aiuta l’apprendimento
Infine, abbiamo affrontato il tema dello studio delle regole nel gioco di ruolo tradizionale, in contrasto con l’approccio più immediato dei giochi online. Cristina sottolinea come sia fondamentale definire questa parte importante dell’esperienza ludica. Il gioco di ruolo insegna il rispetto delle regole, creando un microcosmo in cui gli studenti escono dal loro essere quotidiano ed entrano nel personaggio, dovendo rispettarne le caratteristiche e quelle degli altri. Questo implica non prevaricare e soprattutto ascoltare molto più che parlare, un aspetto prezioso anche nel contesto scolastico tradizionale.
Speriamo che questa chiacchierata con Cristina di Salvatore vi abbia offerto spunti interessanti su come rendere la scuola un ambiente di apprendimento più stimolante e coinvolgente attraverso il potere del gioco. Continuate a seguirci per rimanere aggiornati sulle ultime novità dal mondo del gioco e della didattica innovativa!
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